Prioli difende le scelte per la nuova darsena

Nuova_darsena

Tratto da Cubia n° 72 – Maggio 2007

Rivendica le scelte fatte per la nuova darsena. Compresa quella dei chioschi. E le spiega ribattendo punto su punto alle accuse degli oppositori. Ma il vicesindaco diessino Giuseppe Prioli non si ferma qui: sostiene che anche coi nuovi esercizi che stanno aprendo, compresi quelli del porto appunto, la rete commerciale cattolichina potrà reggere. Ma che è al termine, e che quindi adesso basta.

Vicesindaco Prioli, le problematiche legate al porto sono state e continuano ad essere terreno di scontro tra maggioranza e opposizione. Prima il pennello, poi i bagni, ora il manufatto per i chioschisti. Come si è arrivati a quest’ultimo atto?

“E’ stato un processo lungo, e credo che spiegarlo possa essere utile per dimostrare che questa amministrazione comunale sta cercando di lavorare per i cittadini, anche quando questo richiede scelte difficili. Inizialmente i chioschi, che ora sono stati raggruppati vicino al ristorante La Lampara, dovevano essere distribuiti negli attuali giardini di fronte alla Capitaneria. Non potevamo rimanere dove sono ora poiché la loro locazione era scaduta. Abbiamo ritenuto che quella attuale fosse una collocazione migliore. Lungo quella parte di darsena si creerà una ‘stecca’ legata alla ristorazione, con esercizi per tutti i giusti e per tutte le tasche. Sarà possibile mangiarsi una piadina, o andare in un ristorante, o ancora in un ristorante di lusso. Con la costante di avere la vista sulla darsena. E’ quello che la gente vuole adesso: punti di ristorazione con gastronomia tipica e vista sul porto. E infatti è quello che si trova sui principali porti turistici: un esempio per tutti,  quello di Cesenatico. Inoltre, ci sarà la possibilità di creare una nuova spiaggia libera con servizi all’altezza per chi vorrà frequentarla. Questa dei chioschi, e più in generale l’idea di porto che emergerà alla fine, è una scelta che io rivendico: si potevano lasciare in mezzo alla strada cinque famiglie o cercare di individuare il posto più conveniente per collocare quei chioschi. Noi abbiamo propeso per questa soluzione”.

L’Arcobaleno, che tra i primi ha criticato l’amministrazione e che su questo tema ha raccolto 1.200 firme, condanna le modalità con cui è stata decisa la costruzione del manufatto: sono critiche fondate? E le loro richieste, in primis quella di fermare i lavori, cadranno nel vuoto?

“Ci accusano di aver oscurato la vista del tramonto: faccio notare che attualmente in quell’esatta posizione, c’erano, e ci sarebbero stati, senza i chioschi, le centraline dell’Enel che c’erano prima. Altro che vista del tramonto… Come ho detto, noi intendiamo dare la possibilità a queste cinque imprese di continuare a lavorare. Potevamo disinteressarci di loro: abbiamo scelto di fare il contrario”.

Non era possibile trovare una soluzione alternativa al cemento? Si è parlato ad esempio di strutture che in inverno potessero essere smontate…

“Mi pare che questa sia una visione un po’ ottocentesca del turismo e delle relative strutture. Attualmente, anzi, la necessità è quella di destagionalizzare il turismo, di creare strutture in grado di sfruttare ance i fine settimana turistici, come fanno, appunto, altre darsene. Anni fa non c’erano queste opportunità per cui c’erano esigenze diverse. Si potevano pensare chioschi rimuovibili, ora non si può più. E poi, guardiamo un po’ intorno, agli altri porti turistici: Portoverde, Vallugola, Cesenatico… Non mi sembra che non ci sia cemento…”.

Ma perché, secondo lei, ogni scelta che fate, ogni infrastruttura che realizzate, diventa motivo di scontro con l’opposizione?

“Direi con una certa parte di opposizione. Una parte di opposizione che evidentemente è convinta a dare una spallata a questa maggioranza, e sfrutta dunque ogni tipo di occasione per fare questo. Cercando di fomentare una sfiducia nel pubblico che c’è già in molti cittadini”.

Nel mirino spesso finiscono le operazioni pubblico-private. Anzi, si può dire che non vi siano operazioni pubblico-private che a Cattolica non abbiano scatenato un putiferio. Come mai, secondo lei?

“In primo luogo non è pensabile che un privato intervenga gratis. La situazione dello stadio di Rimini lo dimostra, e l’intervento del porto non è neppure paragonabile con quello. Il Comune comunque cerca sempre di mercanteggiare le condizioni migliori per il pubblico. E’ ovvio però che poi, quando uno è coinvolto, vorrebbe, da privato, avere di più, mentre, quando non è coinvolto, ha l’impressione che al privato si stia concedendo troppo. E’ il gioco delle parti, e qualcuno ci specula sopra. Tornando al porto, credo che prima di giudicare sia necessario guardare l’intervento complessivo”.

Allarghiamo il discorso: nella darsena sono nati e nasceranno nuovi negozi. In centro, all’ex cinema Ariston, ve ne sono altri che stanno aprendo. Eppure il commercio non è esattamente in una situazione florida. Come pensate che si possa andare avanti dando la possibilità di edificare residenziale e negozi, a mo’ di motori immobiliari, quando entrambi questi settori sono in crisi?

“Premetto che noi ci siamo trovati ad operare su delle situazioni già abbastanza decise. Detto questo, mi pare che, con la fine dei lavori della darsena, si completi un circuito commerciale che da piazza De Curtis si collega con il centro. Credo che questo circuito commerciale possa ancora reggere, soprattutto perché è di buona qualità, e può intercettare l’interesse dei turisti o di chi viene a Cattolica la domenica”.

Quindi, questa rete commerciale secondo voi può ancora reggere?

“Si, ma voglio essere chiaro: dopo qualche altro intervento, minimale e basato sulla qualità, come ad esempio in via Pascoli, credo sia necessario fermarsi. Ritengo, dal mio punto di vista, che non si possa andare oltre”.

Insomma, basta negozi e basta mattoni.

Parola di Prioli.

di Francesco Pagnini

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