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Il Comitato inesistente

Città_Solidale

Tratto da Cubia n° 68 – Gennaio 2007

 

Dubbi e perplessità su “La città solidale”


La lettura del seguente articolo è sconsigliata ai puri di spirito: rischio elevato di cocente delusione.

Ecco la mia rappresentazione dei fatti (i virgolettati sono tratti dai giornalini dell’Amministrazione).

Natale 2005: l’assessore ai Servizi alle Persone e alle Famiglie Salvatore Epiceno, presenta la creazione de “La Città Solidale“, un conto corrente “a favore dei bisognosi” in cui tutti i soggetti del territorio intenzionati a fare beneficenza sono invitati a versare il loro contributo. Grande enfasi viene data alla contestuale nascita di un Comitato cittadino omonimo costituito “in accordo con tutte le Associazioni di Volontariato e Solidarietà di Cattolica“, con la finalità, tra l’altro, di cogestire i fondi raccolti.

Sulle locandine di spettacoli organizzati a scopo di beneficenza, ultimi il concerto di Samuele Bersani (7.400 €), quello di capodanno dei musicisti nostrani (2.570 €) e la commedia dal profetico titolo “A so propria un Quaion“, il Comitato Città Solidale viene espressamente indicato come referente, lasciando intendere ad artisti e spettatori che fatiche ed esborsi fossero in una botte di ferro. Ma, volendo approfondire, mi imbatto in una spiacevole sorpresa. Non esiste un bilancio pubblico e trasparente dei fondi raccolti (neppure sul sito del Comune) e, cosa ancora più grave, non esiste nemmeno il tanto sbandierato Comitato cittadino delle Associazioni.

Per saperne di più, contatto i presidenti di 5 associazioni di volontariato che riesco a individuare (preferiscono non comparire), i quali mi riferiscono tutti la medesima cosa: un anno fa erano stati convocati ad una riunione con l’assessore Epiceno in cui si era abbozzata l’idea in modo generico, un primo abboccamento aleatorio sulla questione. Il Comune avrebbe dovuto stendere un regolamento e si doveva attivare un percorso di confronto. Non se ne è fatto più niente. Alcuni presidenti, inoltre, mi confidano di essere rimasti sorpresi e amareggiati nel leggere su pubblici manifesti il nome di un comitato fantasma che strumentalizzava le loro associazioni.

Non è ancora finita. Sul giornalino di Natale 2006, a pagina 11 viene di nuovo tirato in ballo il Comitato “Città solidale” e si afferma che, con i soldi dello scorso anno (2500 €), abbia deciso di finanziare una polizza assicurativa per anziani, Serenità 70, che copre furti, truffe e incidenti domestici. Non è vero: il Comitato, non esistendo, non ha deciso un bel niente e i soldi, finora, sono stati incamerati unicamente dal comune, come solamente sue sono state le decisioni prese in merito al loro utilizzo.

Oltretutto, è discutibile che si tratti di reale beneficenza, in quanto, per accedere a Serenità 70, basta essere over 65 e vivere soli. Non ci sono criteri di reddito. Ne può usufruire anche un nababbo. E se le associazioni di volontariato avessero potuto dire davvero la loro, forse avrebbero avuto qualcosa da ridire anche in merito alle priorità. Ora è previsto un nuovo incontro (dopo un anno) tra associazioni e Assessore a fine gennaio per chiarimenti. Non è in tempo utile per poterne scrivere qui, ma ci torneremo.

Riassumendo. Il comune ha finora raccolto fondi coprendosi dietro ad un fantomatico Comitato Città Solidale che non è mai esistito perché mai le associazioni hanno ratificato un qualche accordo in proposito. I soldi che fino a oggi il comune ha incamerato non risultano ancora depositati sul fondo Città Solidale e non è possibile per il cittadino verificare con trasparenza entrate e uscite. I soldi già utilizzati, di cui si abbia notizia, sono stati deliberati in modo autonomo dall’amministrazione con finalità e criteri discutibili. Il fatto che nel prossimo incontro si possano rimettere a posto le cose, come ci auguriamo, non cancella le pesanti responsabilità di chi le ha gestite fino a questo momento.

Probabilmente, chi ha aderito come artista o pubblico pagante all’iniziativa starà pensando che mai titolo di commedia fu più premonitore: A so’ propia un quaion.

di Amedeo Olivieri

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