Intervista al Maestro Raffaele Bersani

Olivieri e Bersani durante la serata per Cubia

Olivieri e Bersani durante la serata per Cubia

Tratto da Cubia n° 82 – Maggio 2008

Incontro Raffaele Bersani alla fine della serata per Cubia presso la sala Kursaal dove ha presentato Florilegio, uno spettacolo di letture teatrali accolto dal pubblico con grande calore.
Raffaele, come hai iniziato a recitare? Tutto è cominciato con un’esperienza stupenda cui ho partecipato. Si trattava di un corso di lettura recitata con Stefano Benni dove insegnavano anche ad utilizzare le luci, poichè declamare il medesimo brano con un occhio di bue puntato o con una candela in mano cambia tutto. Erano presenti un centinaio di ragazzi da mezza Italia, un gruppo anche da Roma. Alla fine tutti si sono esibiti di fronte agli altri corsisti tranne me. Speravo di essermela cavata, invece mi dicono: Raffaele non hai recitato. Ti vogliamo sentire. Che hai fatto?

Mi sono detto: ora o mai più e mi sono lanciato. Ho percepito presto una grande attenzione e mi sono caricato davvero. Alla fine mi hanno molto apprezzato. Benni scherzava, batteva mani e piedi, dicendomi di essere rimasto sorpreso dal modo in cui variavo la voce a seconda dei personaggi.
Che brano era?

Un brano che ho presentato anche stasera: Orlando e Gaina. Me l’ha insegnato un giovane sacerdote di Verona che ho incontrato a Sorrivoli, all’Università dei burattini. Da ragazzino lavorava con un grande burattinaio e quando è diventato prete ha chiesto di poter tenere i suoi burattini e di poterci pure dire Messa.
Come hai scelto i pezzi dello spettacolo Florilegio?

Mi ha aiutato molto mia moglie che è anche un po’la mia regista. Io di solito accorpo i brani come capita, sulla base del mio gusto personale, invece Gloria: Raffaele guarda che non puoi mettere insieme uno zoccolo e una ciabatta, devi dare un senso alla serata. Così ho individuato nei dialetti il denominatore comune di un possibile spettacolo. Mentre rimuginavo su questa cosa i ragazzi di Roma mi hanno telefonato e mi hanno chiesto di andarli a trovare e recitare al teatro Igramul. Ho chiesto loro cosa ne pensassero di uno spettacolo sui dialetti. Hanno accettato ed è nato Florilegio, in cinque dialetti: napoletano, siciliano, padovano, romagnolo e romano.
Come fai ad imparare i dialetti?

Sfruttando varie amicizie. Ad esempio, per “la Lupa” di Verga ho speso una fortuna in telefono con una flautista trapanese. Per fortuna che amici napoletani li ho a Cattolica. Poi utilizzo i dizionari e studio parola per parola. Però quelle più incomprensibili cerco di tradurle anche per un pubblico non indigeno. Riguardo il dialetto cattolichino ci tengo a sottolineare che mi ha perfezionato Anna Filippini.
Rimaniamo sullo spettacolo. “Orlando e Gaina”, “A Livella”, “La riunione” sono tutti brani dove il fiato della morte, con diverse sfumature, si avverte fortemente. Qual è il tuo rapporto con lei?

La morte mi fa schifo, nel senso che ho visto morire molte gente. Anche se alcuni, come mia madre, sono spirati con grande serenità. Certo, alla morte penso molto. Alla mia età, ho 71 anni e, anche se non li sento, so che ne mancano 29 a cento. Vedo la gente intorno che se ne va e dico: chi sono io, il più bello?. E a quelli che dicono: Ma quaggiù è una valle di lacrime io rispondo Sì, ma si piange così bene.
C’è la volontà di coinvolgere il pubblico su questo tema per offrire un messaggio preciso?

Ad essere sincero la cosa è stata casuale. Non era mia intenzione mettere a fuoco tale tema in modo preminente. Pensa che quando studiavo il brano con cui ho concluso stasera credevo che il protagonista si addormentasse e provavo a russare. Gloria mi dice: guarda che muore. Non ci volevo credere e ho telefonato all’amico che mi aveva suggerito il brano. Mi ha confermato che il protagonista muore..
Diciamo allora che non sei stato tu a cercare la morte ma lei a trovare te… A proposito dell’ultimo brano, partecipa anche tua moglie con la voce fuori campo

E’ proprio nel copione
E’ stato difficile coinvolgerla?

Di solito è piuttosto schiva e preferirebbe evitare ma alla fine prevale il suo senso di obbedienza. Io le dico mi fido solo di te e dopo quarant’anni che siamo insieme non ha il coraggio di tirarsi indietro. Forse è per compensare, che in un altro brano invito i maschietti a non trascurare le proprie compagne e fare attenzione alle loro esigenze.
Tu sei anche musicista oltre che attore. Qual è la differenza tra queste due forme d’arte?

Sono quasi identiche nel senso che invece di cantare reciti ma sono comunque coinvolti orecchio, ritmo, memoria. L’uso della voce è interpretare le dinamiche, il colorito, gli accelerati, il crescendo e i vari abbellimenti, tutte espressioni presenti anche in musica. Nella recitazione ci sono brani che sono vere e proprie musiche e che io dispongo sul pentagramma utilizzandone la semantica. La musica non la lascerò mai ma devo ammettere che il teatro mi sta stregando
Che sensazione si prova?

Stupenda. Specie stasera, di fronte ai miei amici e concittadini: all’inizio un po’ di emozione, quando parlavo in dialetto trapanese. Poi me la sono goduta perché il pubblico è stato molto partecipe. Quando alla fine mi ha ringraziato è stato davvero appagante.
Tuo figlio Samuele cosa ti dice?

Mi ha sentito una volta e mi ha apprezzato. Gli è dispiaciuto di non poterci essere stasera per impegni di lavoro.
Progetti per il futuro?

Sto lavorando a diversi testi e spero di riuscire a coinvolgere anche Gloria.

Poi si volta verso la moglie ma a giudicare dal sorriso di lei credo avrà il suo da fare per convincerla.

di Amedeo Olivieri

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